Cose

che si perdono,

cose

che si rompono,

cose

che invecchiano,

in un continuo

aggrapparsi

alla vita,

sgretolandosi.

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Urleresti

al mondo

quanto

ti manca

un figlio.

 

Fuggiresti

ad ogni passaggio

di carrozzina

festante.

 

Piangeresti

lacrime

devastanti

alla vista

di ogni pancione

svettante

come alpe

nella pianura.

 

Invece

ti nascondi

– silenziosa –

nella sterilità

lancinante

dei tuoi

giorni.

 

 

Metto da parte

un po’ di felicità

da donare

ai poveri

con sogni

infranti;

la distribuirò

nei giorni bui

e sfiancati

dalla solitudine.

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